Venusian/erie
VENUSIAN/ERIE
Parto da un ritorno
sono stato in Polonia
terra nel mio immaginario
fredda
vicino al confine con l'Ucraina.
Vicino alla guerra.
Avrei potuto essere anche in Islanda
o in Norvegia o in un altro
e qualsiasi paese
perché da lì non si udiva nulla
della guerra
proprio come qui in Italia.
È strana questa cosa
come basti poco
perché tutto sia
come se niente fosse.
Nella mia memoria
Venusian People
è nato perché qualcosa
fosse diverso
da come è sempre.
Anche questa volta ci ho provato
a dirlo
ma tutte le volte che ci provo
ho l'impressione di trovarmi
di fronte all'incomprensione.
E sì che il "messaggio" è molto semplice
non ci sono da fare grossi ragionamenti
eppure c'è sempre qualcosa che non funziona
il messaggio sembra che non sia mai sufficiente.
Quando cerco di spiegare Venusian People
mi rendo conto che la spiegazione
non riuscirà a spiegare nulla
me ne accorgo quando
dopo un po' che cerco di farlo
si arriva alla risatina.
Ecco
quando il mio interlocutore fa la risatina
comprendo che ha capito
che è qualcosa che fa ridere
lui o lei a questo punto
si sentono finalmente rassicurati
e io rimango con un ghigno compiacente
d'ebete sulle labbra.
Quando si arriva alla risatina
so che ho fallito
perché tutto è rientrato
nel come se niente fosse.
Più che parole
per spiegare Venusian People
servono esperienze
condivise.
L'esperienza che è il modo
per toccare con mano la realtà
e sentirne la verità.
Senza questo passaggio
che permetta fiducia
non c'è argomento
che tenga.
La performance che
ho proposto a Pulawy
intendeva ricercare
la singolarità nelle persone.
Annusando e auscultando
l'interiorità dei miei malcapitati
finivo per produrre
una microscultura multicolore in plastilina
che offrivo alla fine del rituale ai miei "pazienti"
come una sorta di certificato
della loro originalità.
Questo tema della singolarità
mi pare importante
perché mi sembra il punto di partenza
per stabilire un nuovo modo di stare assieme
in particolare quello venusiano
che parte appunto dall'elemento alieno
ossia l'estraneità che c'è in ognuno
per stabilire un nuovo tipo d'incontro
o modo d'incontrarsi.
La mia performance
come esperienza condivisa
forse ha parlato
più delle mie parole
in Polonia
almeno questo è stato il mio sentimento.
Come del resto ha parlato molto di più
l'esperienza del Precongresso venusiano
dove ognuno ha saputo offrire
qualcosa di sé.
In quest'ottica immagino potrà essere
anche il Congresso vero e proprio
un momento per compiere un'esperienza creativa
arricchente per noi stessi
e per chi ci sta accanto.
In Polonia l'energia creativa
ha vissuto momenti eccelsi
questo perché esistono persone che
nonostante gli acciacchi
hanno ancora occhi da bambini
e sanno ancora
essere golosi di mondo.
Emilio e Franca
instancabili fautori di
Perfomedia (senza frontiere)
sono tra questi
così come il gruppo artistico
da loro "curato" per l'occasione.
Analía: forte e intensa
Michela: sbalorditiva
Maritè: s-coperta continua
Marilena: risoluta cultrice di bellezza.
Poi dopo magari ci si azzanna
per dei non nulla
come in tutte le vere famiglie
che come tali
sanno anche l'importanza
di non tener rancore.
Attilio